Balneari, slitta ancora tutto. Lo sciopero non basta: delle concessioni se ne parlerà in un prossimo Cdm

All’ultimo minuto, il governo abbandona i gestori di lidi balneari

La mancata azione lascia i concessionari in bilico e mette a rischio il turismo estivo

I gestori degli stabilimenti balneari italiani hanno atteso con ansia l’ultimo Consiglio dei ministri utile prima della pausa estiva, nella speranza di un provvedimento “chiarificatore” che li tutelasse dall’imminente scadenza per l’avvio delle gare d’appalto per le concessioni demaniali marittime. Tuttavia, il governo Draghi ha deluso le loro aspettative, lasciando scadere la possibilità di un intervento senza alcuna azione, scatenando l’ira degli operatori che avevano già preannunciato una mini-serrata dimostrativa con il cosiddetto “sciopero degli ombrelloni”.

La questione delle concessioni balneari è complessa e controversa, con una lunga storia di proroghe e riforme fallite. La direttiva europea sui servizi, attuata in Italia con il decreto Bolkestein, impone che le concessioni demaniali marittime siano assegnate tramite gare pubbliche. Tuttavia, nel corso degli anni sono state concesse numerose proroghe, che hanno consentito ai concessionari esistenti di rimanere in attività senza dover affrontare la concorrenza.

Nel 2020, il Consiglio di Stato ha stabilito che le concessioni demaniali marittime devono essere assegnate tramite gare entro dicembre 2023. Questa sentenza ha gettato nel panico i gestori dei lidi balneari, che temono di perdere le proprie attività dopo aver investito considerevolmente nelle loro imprese. Hanno chiesto al governo di intervenire con una misura “salva-bagni” che estenda le concessioni esistenti o introduca meccanismi di compensazione per coloro che perdono le gare.

Il governo Draghi ha tentato di affrontare la questione con un disegno di legge, ma è stato bloccato dalle proteste dei partiti dell’opposizione. Anche l’Unione Europea ha espresso preoccupazione per l’eventualità che una proroga delle concessioni possa violare le norme sulla concorrenza. Di conseguenza, il governo ha faticato a trovare una soluzione soddisfacente per tutte le parti coinvolte.

L’ultima speranza dei gestori dei lidi balneari era che il governo adottasse un decreto “chiarificatore” prima del Consiglio dei ministri estivo. Tuttavia, il governo non ha agito, lasciando i concessionari in bilico e mettendo a rischio l’imminente stagione turistica. Gli operatori hanno risposto con lo “sciopero degli ombrelloni”, chiudendo simbolicamente i loro stabilimenti balneari per un giorno come forma di protesta.

La mancata azione del governo è stata accolta con rabbia e delusione dai gestori dei lidi balneari. Sostengono che il governo li ha abbandonati e che la loro stessa esistenza è ora in pericolo. Temono che senza un intervento del governo, perderanno le loro attività e migliaia di posti di lavoro andranno persi. Inoltre, mettono in guardia sul fatto che la scadenza delle concessioni avrà un impatto negativo sul turismo estivo, un settore vitale per l’economia italiana.

Il governo ha difeso la propria posizione, sostenendo che non può violare le norme europee e che le concessioni demaniali marittime devono essere assegnate tramite gare. Tuttavia, il governo ha anche riconosciuto la necessità di trovare una soluzione che tuteli i gestori dei lidi balneari che hanno investito nelle proprie attività. Il governo ha affermato che continuerà a lavorare a una soluzione, ma non ha fornito alcuna indicazione precisa sui tempi o sulla natura di tale soluzione.

La questione delle concessioni balneari è ora in una situazione di stallo. I gestori dei lidi balneari sono in attesa di sapere il proprio destino, mentre il governo cerca di trovare una soluzione che soddisfi tutte le parti coinvolte. Tuttavia, con l’imminente scadenza delle concessioni e l’avvicinarsi della stagione turistica, il tempo stringe per raggiungere un accordo.